Riapriamo i manicomi?

 Riaprire i manicomi dopo l'esperienza della legge Basaglia, invidiataci da
tanti Paesi? C'è una proposta di legge in discussione nel comitato ristretto
della Commissione Affari Sociali della Camera che, se fosse approvata ci
riporterebbe al passato.

È in gioco la salute di molti cittadini: le nuove disposizioni concernenti
l'assistenza psichiatrica, in materia di trattamenti sanitari obbligatori
(Tso) per "malattia mentale", prevedono un'ospedalizzazione, anche coatta,
di 6 mesi rinnovabili con la quale, in linea teorica, si può trattenere il
degente in una struttura accreditata anche per tutta la vita. Torna dunque
centrale il problema della privazione della libertà degli individui. Il
testo della proposta, contraddistinta dal cognome dell'onorevole anconetano
Carlo Ciccioli, è stato scritto vagliandone altre 8. Una di queste, la
3038/2009, è maturata sotto le Torri: il suo proponente è il deputato
bolognese del Pdl Fabio Garagnani. Le novità più considerevoli della
proposta, che intende riformare la legge 180, riguardano la durata del
provvedimento che verrebbe portata a 6 mesi, rinnovabili a ogni scadenza di
ulteriori 6 mesi, anche contro il consenso del ricoverato. Il Tso che ora
"non viene rinnovato per più di 3 volte", come dichiara Angelo Fioritti,
direttore del dipartimento di salute mentale di Bologna, prenderebbe così a
chiamarsi Tsnep (trattamento sanitario necessario extraospedaliero
prolungato). Questo prevederebbe anche un contratto terapeutico vincolante,
detto "contratto di Ulisse", come quello che l'eroe omerico stipulò coi suoi
compagni, affinchè lo legassero all'albero della nave ed egli potesse così
udire, senza timore, il canto delle sirene. L'accordo vincolerebbe il
paziente alla propria ospedalizzazione o al trattamento con terapie
specifiche, anche nel caso in cui, in periodi di crisi, manifestasse una
volontà contraria. La proposta di legge permetterà anche il Tso in comunità
private accreditate. Ma quando la priorità non è solo la tutela del paziente
si corre il rischio di spostare il significato della cura dal piano
sanitario a quello della difesa sociale, tornando a disposizioni che
ricordano la legge 36/1904, la quale prevedeva il "ricovero coatto" per quei
soggetti che si riteneva costituissero "pericolosità per sè e per gli altri
e/o pubblico scandalo". Fioritti ha idee chiare in merito: "Ritengo che sia
un passo sbagliato. Non è la strada per risolvere i problemi: certo, abbiamo
pazienti che non accettano la cura, ma la soluzione non è il ricovero
prolungato. Hanno bisogno di attività sul territorio, di vita di comunità e
non di essere rinchiusi. Con la reclusione si ottiene solo la perdita di
fiducia". Anche Franco Neri, direttore sanitario di villa Baruzziana si dice
contrario: "Un Tso di 6 mesi fa ricordare il manicomio". Pure sul contratto
terapeutico vincolante e la permanenza in strutture private non mancano
riserve. Lo psichiatra fiorentino Giorgio Antonucci, allievo di Franco
Basaglia e di Edelweiss Cotti, che in un mese aprì le porte del reparto
delle "agitate" - le degenti ritenute più pericolose nell'ex manicomio di
Imola - mette in guardia dall'interesse personale del proprietario della
struttura che dovrebbe accogliere il Tso. Il rischio: l'internamento a vita.
Dello stesso parere è Fioritti: "Non affiderei i Tso a una struttura
privata. L'elemento economico si deve controllare con attenzione e dove c'è
una privazione della libertà penso che debba esserci il servizio pubblico".
L'uso del Tso come strumento di tutela della sicurezza sociale, di
"salvataggio della salute mentale e della qualità di vita del nucleo
familiare del paziente", come vuole la legge Ciccioli, può far presagire un
impiego non ortodosso del provvedimento.
"Il Tso è spessissimo strumentale - ammette Antonucci - ogni cittadino può
essere minacciato ma solitamente colpisce i più emarginati". Il pericolo
dunque è che si possa trasformare in uno strumento repressivo, nel quale
rischiano d'incappare minoranze non tutelate. A Bologna forse qualcuno si
ricorderà e non solo nella comunità nigeriana, del 34enne Edhmun Hiden morto
all'Ottonello, dove si era recato per un trattamento sanitario volontario
che venne trasformato in Tso. Ha lasciato una moglie incinta e una sorella.
Il mondo della psichiatria e tutti i soggetti che vi hanno a
che fare a diverso titolo si stanno chiedendo che cosa ne sarà di questa
proposta di legge. Giancarlo Boncompagni, direttore del Servizio
psichiatrico di diagnosi e cura del Malpighi la giudica non positivamente:
"Il disegno di legge attualmente in discussione - dice - riporta la
psichiatria a controllo sociale e pena, poichè si passa dalla cura alla
custodia". Boncompagni adduce inoltre una ragione economica per sostenere
l'idea che non si darà mai corso ai cambiamenti proposti: "È un'idiozia:
vogliono aumentare la custodia ma chi pagherà le degenze che sono
costosissime? Un degente arriva a costare 5.000 euro al mese". La pensa così
anche Giancarlo Castagnoli, segretario e tesoriere dell'Unione nazionale
delle associazioni per la salute mentale (Unasam): "La proposta di legge non
potrà mai essere approvata. I costi di una degenza così prolungata
aumenterebbero a dismisura. Il ministro Fazio aveva detto, già l'anno
scorso, che la Basaglia non si sarebbe toccata".
Fonte: Dire

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