Il 2010 si chiude con 173 morti dietro le sbarre di cui 66 suici. Negli ultimi undici anni in carcere sono morte 1736 persone di cui 626 suicidi.
E il 2011 si apre in questo modo…
Tre detenuti si sono suicidati in meno di 24 ore nelle carceri di Sulmona, Prato e Caltagirone. Il 19 gennaio Mahmoud Tawfic, egiziano di 66 anni, si è impiccato nel carcere di Sulmona. Ieri alle 16 Antonino Montalto, 22enne siciliano, si è impiccato nel carcere di Prato. E sempre ieri alle 19, Salvatore Camelia, di 39 anni, si è impiccato nel carcere di Caltagirone (Ct). Nei primi 20 giorni dell’anno salgono così a 5 i suicidi in carcere e a 6 il totale dei detenuti morti.
Salvatore Camelia si è suicidato in carcere, a Caltagirone, dopo aver tentato di uccidere la convivente romena di 35 anni. Per lui non c’è stato nulla da fare: l’uomo si è tolto la vita in una cella della casa circondariale di Contrada Noce, impiccandosi, con un lenzuolo, alla grata della finestra. Inutili i primi soccorsi degli agenti dell’istituto penitenziario e i successivi interventi di rianimazione di Camelia, il cui corpo è giunto privo di vita all’ospedale “Gravina” di caltagirone.
Si è conclusa così, con un tragico epilogo, la vicenda iniziata con il tentato omicidio della straniera per l’indomita gelosia di Camelia e il successivo arresto dell’aggressore. Secondo le prime ricostruzioni dei Carabinieri di Mineo, che avevano eseguito il provvedimento restrittivo, l’uomo aveva aggredito e ferito la vittima con un coltello. Dopo l’arresto, Camelia era stato accompagnato nel carcere calatino. L’accusato sarebbe stato interrogato dalla competente autorità giudiziaria, che gli avrebbe contestato i reati di tentato omicidio e lesioni. La sua morte improvvisa, alla quale seguiranno i necessari accertamenti di medicina legale, potrebbe accreditare la “pista” dell’iniziale movente passionale del tentato omicidio.
Mahmoud Tawfic, proveniente dalla libertà vigilata e tornato in carcere da due mesi, si è suicidato nel carcere di Sulmona. Il detenuto era affetto da tempo da una forte depressione che aveva minato il suo equilibrio psichico. Furti, rapine ed estorsioni che l’avevano costretto trascorrere molti anni dietro le sbarre. Ad agosto aveva ottenuto la libertà dopo aver finito di scontare la sua pena. Ma la lunga detenzione gli aveva procurato forti contraccolpi a livello psichico. Uscito dal carcere, ha cercato di rifarsi una vita trasferendosi a Roma ma nella capitale si sarebbe macchiato di nuovi reati tanto che lo scorso mese di dicembre è tornato nel carcere di Sulmona, questa volta da internato.
Infatti, proprio in seguito al comportamento assunto una volta uscito dal carcere, il giudice lo ha ritenuto socialmente pericoloso, condannandolo all’ulteriore pena della casa di lavoro.