Bollate (Milano), 28 ottobre 2017 – Attimi di follia, ieri mattina, nel carcere di Bollate. Un detenuto italiano, a fine pena, con problemi psichiatrici, ristretto nel reparto isolamento e sottoposto al regime di sorveglianza a vista ha dato fuoco ad uno sgabello e alle lenzuola della sua cella. In pochi istanti le fiamme hanno raggiunto altri suppellettili e il fumo ha costretto i detenuti del reparto, circa una ventina, ad allontanarsi. Un agente di polizia penitenziaria è intervenuto immediatamente per calmare il detenuto mentre i suoi colleghi hanno accompagnato gli altri reclusi in un altro reparto e messo in sicurezza il piano. L’agente ha riportato una lieve ustione all’occhio e un’intossicazione a causa del fumo respirato ed è stato trasportato al pronto soccorso. L’episodio ha sollevato nuove polemiche.
“Ora basta. Non è la prima volta che questo detenuto ha comportamenti aggressivi nei confronti di altri detenuti e di agenti di polizia penitenziaria – dichiara Francesco Ricco, vicesegretario regionale dell’Osapp, sindacato di polizia penitenziaria – ci chiediamo come sia possibile continuare a mantenere un detenuto con problemi psichiatrici in un carcere dove i progetti di reinserimento lavorativo e sociale sono un valore aggiunto. È un detenuto incompatibile con il tipo di trattamento avanzato del carcere di Bollate”. Il direttore del carcere, Massimo Parisi, elogia gli agenti di polizia penitenziaria che sono riusciti a risolvere una situazione difficile, precisando che si tratta del primo episodio che vede come protagonista questo detenuto, ma non minimizza. “Di sicuro è un episodio grave. Ora stiamo valutando che tipo di provvedimenti prendere nei confronti del detenuto, anche da un punto di vista sanitario”. Nei mesi scorsi si sono verificati quattro episodi di aggressione nei confronti degli agenti.