«Pronto, carcere di Velletri? Cercavo il mio fidanzato». Invece di chiamare la direzione, una ragazza romena. compagna di un connazionale detenuto, telefonava su un cellulare in possesso di un altro recluso. Un apparecchio portato in carcere con la complicità di un infermiere in servizio nel penitenziario, Luciano Caracci, 61 anni, ora ai domiciliari per corruzione per aver consegnato ai detenuti non solo telefonini, ma anche schede sim e dosi di droga. È questo uno dei passaggi chiavi sottolineati dal gip ZsuZsa Mendola del tribunale di Velletri nella sua ordinanza con la quale i carabinieri – coordinati dal generale Salvatore Luongo, comandante provinciale dell’Arma – hanno arrestato 12 persone (tre ai domiciliari, compreso Caracci) mentre per altre due è stato disposto l’obbligo di firma in caserma. Le accuse sono, a vario titolo, corruzione, spaccio di stupefacenti, ricettazione e riciclaggio di auto.
Chiamate frequenti anche con Rebibbia e Regina Coeli
Ma le indagini dei carabinieri hanno anche dimostrato come quei cellulari venivano utilizzati di nascosto dai detenuti per parlare con altri reclusi in carceri diverse, dove ieri sono state svolte delle perquisizioni: Regina Coeli, Rebibbia, Civitavecchia, Frosinone, Viterbo, ma anche Spoleto e Campobasso. «Adesso in cella siamo in tre, tutti e tre a parlare al telefono», diceva un altro recluso alla moglie. Un altro scriveva pizzini «Caro zio, qui c’è un infermiere che mi viaggia già, gli do il tuo numero: devi farmi entrare un telefono piccolissimo con due schede e un po’ di pasticche». E ancora: «Caro zio, mi raccomando all’infermiere. Ti chiamerà lui, allora pasticche più che puoi, telefoni e schede».
Nei guai un infermiere che lavorava nel carcere
Una rete invisibile che i militari dell’Arma, con i colleghi del Nucleo investigativo centrale della Penitenziaria, guidati dal pm Giovanni Taglialatela, hanno portato alla luce dopo le rivelazioni di un paio di detenuti. E dopo che un agente (Raffaele Esposito, 42 anni) era stato arrestato – ora è ai domiciliari – nel febbraio 2015. In questo caso invece il gip non ha ravvisato esigenze cautelari nei suoi confronti. Nell’operazione di ieri sono stati sequestrati sei telefonini, droga e tre schede sim, anche se quelle intercettate sono una quindicina, intestate a persone inesistenti o ignare di tutto. Apparecchi che, come dimostrano le intercettazioni dei carabinieri, sono stati utilizzati non solo per chiamare i familiari, ma anche per continuare nei traffici di droga e di riciclaggio dei veicoli. Fra i destinatari di provvedimenti di custodia cautelare in carcere ci sono anche personaggi come Alessandro Artusa, 51 anni, (condannato per omicidio, nel ‘98 a Latina) e autore teatrale quando si trovava recluso a Rebibbia, lo stesso Capuano (28) – che come riferisce il gip viene definito da Francesco Iannarilli, altro detenuto a Velletri, «camorrista di calibro -, Gabriele Cipolloni (35), sempre per il giudice, «il capo dei capi», come chiamato da un altro carcerato, David Longo (30).