Testimonianza dal carcere di Monza

Qui di seguito proponiamo un’intervista fatta ad un ex detenuto del carcere di Monza. Le condizioni a cui questa testimonianza fa riferimento sembra che non siano affatto cambiate, Da testimonianze raccolte tramite terzi e in base quelle poche notizie che vengono rese note dai giornali locali, sembra che le condizioni siano peggiorate, sia per un cronico sovraffollamento sia per una carenza di servizi crescente. I dati sono realistici e confermati da fonti che gravitano attorno al carcere di Monza.

Fa riflettere il fatto che se le condizioni igieniche, sanitarie non vanno migliorando, nel corso di quest’estate che si preannuncia ancora più calda, oltre a rivolte si pensa che ci scapperà pure il morto.

 

La giornata nel carcere di Monza inizia alle 7.30, orario in cui arriva il carrello della colazione, subito seguito dalla raccolta della pattumiera. Dalle 9.00 alle 11.00 si può andare all’aria.

L’aria consiste in un cortile grande di 20 metri per 9 oppure 10 metri quella piccola. Ogni sezione ha la sua ora d’aria. In realtà non sono mai le 9 precise, quando si scende, e non si ritorna mai su alle 11 ma almeno tre quarti d’ora prima; poi sei nel cortile e giri di continuo e basta, non fai un gran che, ma meglio di niente.

Quando si ritorna su passa subito il carrello del mangiare: è l’ora del pranzo.

Il problema è che spesso il carrello si ferma a metà sezione, ognuna delle quali conta 25 celle, sia che parta dalla prima o dall’ultima e gli altri per avere il cibo devono urlare. Ma se urli ti fanno stare zitti, a meno che non ti trovi in cella con la persona giusta(conoscenti, paesani). Il problema del mangiare però, si sente molto di più alla domenica quando per il pranzo preparano poca roba(minestrone sempre minestrone!).Per la cena invece ti devi arrangiare: se hai soldi puoi comprarti qualcosa, ma la maggior parte delle persone, che non hanno niente, rimangono senza cena…è per questo che l’estate scorsa si era scatenata la rivolta. In cella puoi tenere il fornello da campeggio(se non c’è già in cella quando arrivi, te lo devi comprare di tasca tua)per cucinare, ma la roba te la devi comprare con lo spesino e costa un bordello: 50 euro non ti bastano nemmeno per una settimana. Oppure, se sei fortunato, ti portano da fuori qualcosa, ma solo scatolette sotto vuoto, carne cotta senza condimento, e prodotti così, ma solo quelle cose che non rientrano nello spesino.

Se ti si rompe qualcosa devi aspettare almeno un mese: anche se le forniture ci sono non te le danno. Ogni tre mesi arrivano le nuove forniture per i sanitari, per il vitto, ma nel magazzino non è che non ci siano, anzi, lo fanno apposta per crearti disagio o per farti una ripicca se ti sei comportato male, secondo loro.

Dopo pranzo, le 13.00-13.15, si va all’aria pomeridiana fino alle 14.45, quando si torna in cella perché c’è il cambio delle guardie. Dopo che si torna dentro, alle 16.00, passa la spazzatura e si può scegliere se andare in saletta oppure in socialità, dove tutta la sezione può andare. L’unica cosa, è che, a differenza delle altre carceri, in socialità in cella ci possono stare al massimo 5 persone e le celle sono chiuse e non aperte; quindi tu entri e il secondino richiude dietro di te la cella a chiave, perché ancora le celle sono manuali e non automatiche.

Dalle 16.30-17.30 si rientra in cella e ci si rimane fino all’indomani.

Alle 18/19 passa la cena. Da quel momento stai chiuso con i tuoi pensieri, nella tua cella 3×4, con altre tre persone se sei in sezione (quando la stanza è stata costruita solo per una persona) e, mano a mano che i detenuti aumentano, si aggiungono letti a castello e si mettono brandine a terra. Se invece sei in osservazione(e quella è la sezione peggiore) stai in sei per cella, con tre persone a terra, senza avere nemmeno lo spazio per muoverti; se tutti e sei stanno in piedi è un casino, per cui devi fare i turni per poterti muovere e anche per alzarti.

Poi quando vengono i politici nel carcere (mi ricordo che una volta sono venuti i radicali) gli fanno vedere l’aula colloquio, la falegnameria e la sezione più bella, cioè la IV, che è anche la più tranquilla, dove se chiedi una cosa all’appuntato questo te la fa avere. Quindi non vedono i reali problemi che ci sono dietro le sbarre.

Ci sono troppe cose che non funzionano, soprattutto a Monza. Per primo c’è il lavoro che è un problema forte: quattro persone riescono a lavorare nel carcere(lavori come scopino o porta carrelli)e dallo “stipendio” guadagnato ti tirano via una grossa fetta per la manutenzione del carcere. ad esempio se sei definitivo prendi 90 euro e te ne tirano via 50 e prima di averli devi aspettare almeno 20 giorni, se va bene.

La chiamata telefonica dura 10 minuti (che in realtà non sono mai 10, ma 5/8) e per prassi devi portare il contratto del ricevente. Si ha diritto a sei ore di colloquio mensile: un giorno a settimana più il primo o il terzo sabato del mese.

Poi ci sono la biblioteca e la scuola di cui puoi usufruire in base al comportamento che tieni; per i libri puoi fare domanda, così come per andare in biblioteca, ma quando fai la domandina i secondini te la strappano, perché leggono “biblioteca” e dicono “che cazzo ci vai a fare in biblioteca?” .

In palestra ci vai solo una volta al mese e anche quella volta non è sempre garantita, dato che dipende dalle guardie che trovi e dall’umore che hanno.

La condizione sanitaria è pessima: se stai male devi aspettare almeno un mese prima che ti visitino e nel frattempo ti somministrano analgesici e tranquillanti(Aulin, Valium, Aspirina, Voltaren). Il problema è che te li danno anche se sei allergico a qualcosa contenuto all’interno di questi farmaci. Io , ad esempio, non posso prendere alcun tipo di antibiotico. Ai medici non interessa: ti danno il farmaco e ti dicono “prendilo”.

Per capire la situazione sanitaria basta pensare a quello che è successo ad Hassan Ghoia .Lui era nella IV sezione, e un giorno è stato male nella moschea.(ci hanno dato una sala abbastanza grande dove andiamo il venerdì un’ ora e mezza per pregare). Erano già 40 giorni che accusava dei malori, ma i medici continuavano a somministrargli farmaci e psicofarmaci senza visitarlo realmente. Hassan è stato portato all’ospedale, o meglio è stato trasferito, ma quando è arrivato in ospedale è morto.

Anche a un altro ragazzo, Karim, che si è impiccato, le guardie che l’hanno trovato morto hanno detto “guarda avanti”, come se nulla fosse, fregandosene, anche se i detenuti minacciavano di impiccarsi veramente se non dovessero arrivare medicine o visite o altro. Non ti prendono sul serio, se non sei nella sezione IV o VIII, quella degli infami…

Alla fine il carcere è una brutta storia: non ti serve a niente, se non a peggiorarti e a farti star male.

L’unica cosa che ti insegna è di essere solidali con gli altri detenuti- perché in fondo siamo tutti nella stessa barca- e di vivere sempre sull’attenti, come facciamo, dormendo sempre attrezzati, con le lame accanto al letto.



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