Quando il No TAV entra nel carcere

Nelle ultime settimane ci sono state manifestazioni ed iniziative sotto diverse carceri a sostegno di alcuni detenuti appartenenti al movimento No TAV.

Il 26 gennaio scorso infatti sono state arrestate 25 persone, accusate di aver lanciato sassi contro polizia e carabinieri in occasione delle giornate del 27 giugno e del 3 luglio 2011 in Val di Susa (To) quando migliaia di manifestanti hanno tentato di riprendersi l’area recintata del cantiere dove dovrebbero cominciare i lavori per la linea ferroviaria ad Alta Velocità Torino-Lione.

A Milano si sono tenute diverse iniziative sotto il carcere di San Vittore – dove tuttora sono rinchiusi tre degli arrestati – che hanno visto la partecipazione di alcune centinaia di persone.

La musica, i fuochi d’artificio e i numerosi interventi al microfono sono riusciti a superare le alte mura di cemento che circondano il carcere e a mettere in comunicazione il fuori con il dentro.

Oltre a sostenere i nostri compagni, a comunicare le ragioni della lotta contro il TAV e contro le altre grandi opere lombarde (TEM, Pedemontana, EXPO 2015), queste manifestazioni hanno espresso solidarietà con le proteste e le lotte dei detenuti di quest’ultimo anno, dovute sicuramente al sovraffollamento ma anche alla mancanza di cure sanitarie adeguate, alle continue violenze inflitte da apposite squadrette di agenti di polizia penitenziaria, ai costi delle merci acquistate nel carcere ben al di sopra dei prezzi correnti di mercato. A questo si aggiungono le difficoltà che incontrano i familiari dei detenuti nel percorrere anche centinaia di chilometri per poter fare i colloqui, spesso dopo estenuanti attese e dovendo riportarsi a casa buona parte del cibo cucinato per ragioni che variano a seconda dei giorni e a seconda delle persone.

Come per l’Alta Velocità anche sul tema delle carceri il nuovo governo si presenta come continuazione del precedente. Di fronte alle drammatiche condizioni carcerarie, il governo Monti non solo non vuole alcun provvedimento di amnistia ma ripropone come soluzione quella di costruire più carceri coinvolgendo anche banche ed aziende private, favorendo così il business carcerario che negli USA ha portato nel giro di dieci anni a raddoppiare la popolazione detenuta che ad oggi conta di oltre 2 milioni di detenuti con un aumento medio settimanale di 1.500 persone. E questo lo chiamano progresso…

Nei suoi venti anni di storia, la lotta contro il TAV in Val di Susa è cresciuta e si è rafforzata arrivando a mettere in discussione il modello capitalistico di progresso, l’unico sostenuto dai vari governi che si sono avvicendati; è perciò riuscita a comunicare e ad unire oltre le proprie specificità e il proprio territorio, diventando un punto di riferimento per molte altre lotte e movimenti di emancipazione sociale. Per questo motivo è duramente attaccata dallo stato che in epoca di crisi economica e di credibilità politica vede come una minaccia tutti quei movimenti che concretamente rappresentano un’alternativa ad un modello di sviluppo basato sulla distruzione dell’ambiente, sulla militarizzazione dei territori, sulla finanza e sullo sfruttamento di molti a favore di pochi.

Per portare sostegno e solidarietà agli arrestati del 26 gennaio il movimento No TAV ha indetto una giornata di mobilitazione sotto le carceri; sotto il carcere di San Vittore questa sarà una nuova occasione per portare sostegno e solidarietà anche alle lotte dei detenuti e dei loro familiari.

domenica 11 marzo

manifestazione sotto il carcere di San Vittore

(ore 16.30 Viale Papiniano angolo Via degli Olivetani)

Milano, 5 marzo 2012

Assemblea regionale contro carcere e CIE – Lombardia

Per contatti:

CP 10241 intestata all’associazione “Ampi Orizzonti” – 20122 Milano

CP 86 intestata all’associazione “Oltre le sbarre” – 22077 Olgiate Comasco (Como)

Cordatesa, via casati 31 – 20043 Arcore (Mb)


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