Di seguito una testimonianza che ci è stata spedita da un ex detenuto del carcere monzese.
15/6/2009 a 3 ore dal fischio d’inizio della partita di confederation cup Italia-Usa un paio di manette si chiudono sui miei polsi. Per i carabinieri della caserma di via Volturno fu più semplice arrestarmi che trovare un loro collega disposto a tradurmi in carcere, rischiando così di perdersi il primo tempo della partita. Poverini, come si lamentavano loro mentre a me veniva tolta la libertà!
Nel momento in cui si aprirono per me i cancelli di S.Quirico sentii un commento dei due militari che non compresi subito. Il graduato disse: “Ascolta un po’?!” e l’appuntato: “Cosa tenente? Io non sento nulla!”
“Appunto! Nessuno si è accorto del nostro arrivo…stanno guardando tutti la partita ‘sti fetentoni!”
Ma con un leggero ritardo ecco esplodere dalle finestre delle celle una cascata di insulti rivolti alla volante! Un rituale che si ripete ogniqualvolta le nostre beneamate forze dell’ordine varcano quel cancello con un nuovo inquilino a bordo! Cazzo sarà incredibile ma quella scarica di insulti mi fece sorridere e un accenno di buon umore si fece largo dentro di me nonostante la mia situazione non fosse proprio rosea.
Nei giorni a seguire capii di non essere del tutto scemo e compresi la natura di quel sorriso e la vera potenza di quelle grida: tutti là dentro hanno almeno 2paroline d’affetto da gridare ai canazzi e la potenza aggregante di tale rito prevarica i particolarismi etnici e criminogeni.
Che tu sia italiano o straniero, mafioso o cane sciolto, colpevole o innocente, ti fondi con la totalità della popolazione carceraria di tutto il mondo in un unico grido di rabbia e odio verso un potere arbitrario e repressivo! Quel grido ti fa capire come tu non sia nè solo, nè fuori luogo, ti palesa che un minimo comune denominatore unisce tutte le persone dentro quelle mura: sbirri infami! Siamo noi e loro, ed è proprio guardando “loro” che capisci di far parte di un “noi”.
Per amor del vero devo dire che tirando le somme col senno di poi, guardandomi indietro e vedendomi ora, non posso negare che tutta quest’esperienza mi sia stata utilissima. Dopo 5mesi di presofferto equidistribuiti tra carcere e domiciliari ho chiesto l’affidamento in comunità. Oggi ho scontato la mia pena, ho riottenuto la patente italiana, ho ripreso gli studi e ho concluso un periodo di devianza criminale e patologia tossicomanica che stava incominciando a trasformarmi in un soggetto estremamente marginale.
Detto questo però non si può proprio giungere alla conclusione che il carcere possa “anche fare bene”. Forse si potrebbe discutere sulla funzionalità dell’arresto, inteso come il fermare\arsi qualcosa o qualcuno.
Se vi ho trovato alcuni elementi utili per la mia esistenza nell’obbligo di fermarmi, nel prendermi una pausa di riflessione coatta dalla frenesia di un sistema che mi ha portato a delinquere sempre e comunque, questo non si può dire della carcerazione in sè come totale privazione della libertà e nel carcere di S.Quirico come luogo di reclusione(sovraffollato e fatiscente), fondamentalmente punitivo.
In carcere e carcerazione non sono riuscito a intravedere nessun altro scopo se non il dividere le persone devianti da quelle “sane”, inchiodare ai margini i marginali. Una politica carceraria miope perfettamente in sintonia con tutta una classe dirigente ormai da decenni inadeguata e indegna.
Sono io che ho aiutato me stesso facendo di necessità virtù. Se fosse stato per il lungo braccio della legge ci sarebbero state serie possibilità di uscirne ancora più marginale e deviante. Ho visto per esempio il mio concellino(stupido come una capra ma sano di mente) annullarsi per 2mesi a suon di psicofarmaci (là dentro distribuiti con la pala) mentre un ragazzo tunisino con serissimi e palesi problemi psichiatrici veniva lasciato senza alcun tipo di assistenza medica.
L’idea più nitida che mi son fatto del carcere cittadino è che è una accozzaglia di esseri umani abbandonati a se stessi(e parlo anche delle guardie), senza nessuna logica nè motivazione, in balia di un tempo che passa solo perchè deve passare e aspettando con pesante inerzia prima o poi giungerà il fine-pena (o la pensione).
3 persone in celle da 2 e in osservazione è anche peggio, là materassi x terra senza brandina sono la normalità. L’unico oggetto ricreativo è un mazzo di carte(ovviamente comprato a proprie spese) e la TV(gentilmente offerta dalla casa se non si rompe, se no te la devi aggiustare a tue spese anche se quando sei entrato in cella era già rotta! La nostra era rotta e rotta è rimasta)
Il campo da calcio a 11 in erba viene costantemente curato e tosato ma mai utilizzato(eccetto per le partite di torneo) e il campo da calcetto per poterlo usare(1giorno a sezione bisettimanalmente) bisogna essere massimo in 25persone, fin troppo facile quindi per i secondini negarti l’ora di gioco con la scusa dell’esubero. Come se trovare un metodo per mettersi d’accordo su chi debba giocare fosse un algoritmo irrisolvibile!! Cazzo oggi giocano i primi 25 contando dalla cella 1 alla 25 e settimana prossima si conterà dalla 25 alla 1, non mi sembra ci voglia una scienza! In quei mesi non ho mai visto il pallone, ne tantomeno nessun altro tipo di attrezzatura sportiva!
Il loro unico strumento di rieducazione è la “squadretta” di picchiatori scelti o la minaccia del suo intervento. Tra l’altro anche a livello teorico cosa vuol dire “rieducazione”? Che in quella ricevuta dai propri genitori qualcosa è andato storto e ora bisogna aggiustarlo, modificandoci violentemente il comportamento? Ma come ci si può evolvere quando a disposizione si hanno solo carte e TV? In che consisteranno mai le 150€ al giorno che lo stato spende per ogni detenuto?
Nonostante a mia madre respingessero la quasi totalità di cibi che mi portava, spinti dalla sola logica del profitto, grazie alla loro regola interna di non permettere l’ingresso di cibi o oggetti già “offerti” nel loro spesino-truffa, nonostante mi negassero l’unico “agio” derivante dall’essere un monzese arrestato a Monza, ovvero poter usufruire a pieno del supporto della mia rete familiare ed amicale agevolate dalla vicinanza territoriale del penitenziario, nonostante ingrassassi con i miei soldi-sporchi le loro casse-infami, nonostante abbia speso 500€ in 75giorni, sono cosciente che tra non molto tempo mi arriverà il conto da pagare delle “spese” d’albergo!!! Ma quali spese??!! Io per loro ho rappresentato solo guadagni!!
In altri paesi d’Europa, perfino in Spagna(che i nostri Tg dipingono come meno ricca)dove ho un mio buon amico che ha finalmente ottenuto la semi-libertà, dopo un periodo di reclusione è lo stato a ripagarti con un sussidio di carcerazione(simile a quello di disoccupazione) per offrirti il tempo e la possibilità di rimetterti in carreggiata e ingranare con casa e lavoro.
Pur essendo un convinto sostenitore dell’abolizionismo, devo ammettere che sia lampante dopo aver visto S.Quirico da dentro che la partita sulle politiche carcerarie non si gioca su un’amnistia o su qualche indulto. Fondamentale importanza hanno le varietà di modi in cui si potrebbe passare il periodo di pena e soprattutto quel che ne segue, per permettere a qualunque prigioniero in qualunque periodo di poter avere il diritto di non dover mettere in pausa la sua esistenza, aspettando il finepena per poter rimetterla in play. La vita dentro deve poter continuare perchè non è fatta di soli cibo e aria. Impedirne delle sue parti essenziali quali sogni, aspirazioni e interessi, vuol dire togliere dei pezzi di vita..vuol dire uccidere a metà!