Lettera di Davide Delogu dal Paglierelli di Palermo

Diffondiamo dalla Cassa Antirepressione delle Alpi Occidentali

cordatesaDa una lettera del 10 agosto di Davide Delogu dal carcere Pagliarelli di Palermo.

… Intanto ritorniamo alle lotte che si stavano consolidando al Buoncammino (dovrebbe esserci un resoconto su Olga), quelle di tipo individuali crescevano sempre in maniera più arrabbiata, mentre quelle collettive diventavano ogni giorno spontanee (sabotaggio temporaneo dell’impianto elettrico che incentivava ad un’assordante battitura e a qualche bomboletta del gas esplosa all’interno della sezione). La protesta organizzata invece (la seconda dopo i giorni precedenti) è stata lo sciopero dell’aria, per l’invivibilità nei “quartini” e per l’amnistia generalizzata. Al secondo giorno il direttore ordina una perquisa presumibilmente a quei detenuti che non sono usciti all’aria (i firmatari erano 101), devastandoci le celle senza alcun ritegno neanche per i viveri e oggetti di valore (radio, walkman, orologi che venivano proprio stracciati in due!). Nella cella in cui stavo trovarono dei “capelli d’angelo”, corda e altro di cui mi assumevo la responsabilità, dato che il mio compagno di cella era all’oscuro di tutto. Dopo la denuncia, mi spostano nell’altro braccio, che come scritto prima era sempre in fermento.
Date le condizioni al limite dell’invivibilità, una cella da 6 decide di barricarsi dentro, mettendo tutte le brande di traverso incastrate nel cancello d’ingresso: impossibile entrare! I detenuti dichiarano di volere immediatamente i giornalisti con la loro troupe, per denunciare la tortura carceraria che quotidianamente subiamo. La troupe arriva, ma arrivano anche amici, parenti e solidali: tanti, da riempire quasi il parcheggio antistante il muro di cinta. Da quel momento in poi scatta quella che dai giornali viene definita rivolta, ma che invece era un boato di rabbia e malessere. Se qualcuno ci avesse aperto le celle la rivolta avveniva di sicuro, perché già le guardie erano fuggite dalla sezione. Una volta azionato il blackout, decine e decine di bombolette del gas piovevano dai piani sia all’interno sia all’esterno, c’erano lenzuola bruciate, e le finestre dei barricati venivano incendiate, mentre fuori dal muro di cinta raffiche di petardi e qualche razzo venivano lanciati dai presenti.
Il giorno dopo tutti i detenuti erano carichi dato che c’era per la sera un appuntamento coi solidali, ma è bastato che il direttore passasse in ogni cella a minacciare che appena si sussurrava quando sono arrivati i compagni! Il direttore è arrivato a dirmi: “non ci sono problemi se vengono gli anarchici a presidiare, tanto chiamo i rinforzi!”. Però gli occhi che bruciavano del fuoco del giorno prima era presente in tantissimi detenuti che volevano andare oltre!
Poi mi hanno portato qui a Palermo il 25/7 e attualmente non ho nessuna notizia. Dal 3/08 invece mi hanno applicato il 14bis per 6 mesi in una sezione di isolamento con la quale vorrebbero annientarmi, perché un regime vendicativo come questo, con cui ti stringono le manette anche alla gola, è l’autocompiacimento del potere carcerario che vuole possederti totalmente! Il provvedimento del DAP cita tutta una serie di punti, tanto per mettere più legna possibile sul fuoco, che possa giustificare “l’elevata pericolosità”: in primo piano mette la mia “intenzione di evadere” e mi indica come “promotore ed organizzatore di forme di protesta” (citando quella del 25) per i diversi presidi realizzati; evidenzia i rapporti disciplinari che mi hanno fatto negli ultimi 7 mesi, la mia “contiguità agli ambienti anarchici” e altre piccole cose del loro insignificante linguaggio.
Come da dispositivo, posso avere in cella solo tavolo, branda, sgabello. Due ore d’aria da solo, un colloquio al mese (disposto dal direttore) e dovrei avere almeno la radiolina che non mi vogliono dare perché sono talmente incapaci da non riuscire a mettere il sigillo dell’amministrazione sulle viti che chiudono lo scompartimento delle batterie. Intanto sto continuamente rompendo le palle per averla, dato che sono in una tomba e non si sente anima viva, ma niente! Devo proprio arrabbiarmi!…

per scrivergli:
Davide Delogu
C.C. Piazzale Pietro Cerulli 1 – 90129 Palermo


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