Stroncato da un infarto. Muore in carcere

cordatesaL’ex boss Claudio Modeo è deceduto, stroncato da un infarto, nel carcere di Secondigliano. E’ morto ieri sera, intorno alle 22. Ha accusato un grave malore e il personale medico della casa circondariale è subito intervenuto per strapparlo alla morte ma tutti i tentativi sono risultati vani. Claudio Modeo, quarantanove anni, era tornato a casa, in permesso premio, tre volte nell’ultimo anno. A Ferragosto e a Natale del 2012 e a Pasqua di quest’anno. L’esponente di spicco della mala tarantina degli anni Ottanta-Novanta, grazie a permessi premio, aveva potuto trascorrere alcuni giorni con la sua famiglia. I permessi gli erano stato concessi dai giudici del Tribunale di Sorveglianza di Napoli, i quali avevano accolto la richiesta avanzata dal difensore dell’ex boss, l’avvocato Maria Letizia Serra.

Claudio Modeo, detenuto da ventiquattro anni e stava scontando l’ergastolo (condannato per omicidio nel processo Ellesponto). In passato era stato difeso anche dall’avvocato Giuseppe Lecce. Claudio Modeo è stato uno dei protagonisti della cronaca degli anni Ottanta e Novanta. Alla fine del 1988 viene ammazzato Ciccio Basile che era l’uomo di equilibrio della pace tra le cosche che dettavano legge nel capoluogo jonico. Un killer lo uccide mentre l’uomo è sull’uscio di casa e dà il via una interminabile catena di omicidi: più di cinquanta i morti ammazzati in meno di due anni. In guerra sono i quattro fratelli Modeo, figli dello stesso padre ma di madri diverse. Da una parte c’è Antonio Modeo, che in poco tempo ha messo su un ingente impero finanziario. Sull’altro fronte ci sono i suoi fratellastri, Gianfranco, Riccardo e Claudio Modeo. Antonio Modeo resiste barricato nella sua villa di Statte, resa un vero e proprio bunker. Intanto anche i suoi fratellastri Gianfranco e Riccardo vengono arrestati a Montescaglioso in Basilicata, mentre Claudio finisce in carcere a Taranto. Il messicano viene assassinato a Bisceglie mentre torna in bicicletta dal mare. L’ omicidio del messicano non mette fine alla guerra e le bande continuano a fronteggiarsi con tutti i mezzi per il controllo del traffico di droga e del racket. Questo negli anni Ottanta e Novanta accadeva nel capoluogo jonico, città avamposto del Salento occupato dalla quarta mafia che ha trasformato la Puglia in una zona ad alto rischio annettendola alla criminalità organizzata che dettava legge in Campania, Calabria e Sicilia. Sono trascorsi quasi venticinque anni e ora uno di quei protagonisti dopo aver ottenuto tre permessi premio a Ferragosto, a Natale e a Pasqua, per tornare a Taranto, è deceduto nel carcere di Secondigliano.

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