Marassi, detenuto muore d’infarto in carcere

domani-un-altro-giornoGenova – Un detenuto italiano di 45 anni, B.S. condannato per omicidio, è morto questa mattina per infarto nella sua cella all’interno del carcere di Genova Marassi. “La notizia della morte del detenuto intristisce tutti, specie coloro che il carcere lo vivono quotidianamente nella prima linea delle sezioni detentive, come le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria che svolgono quotidianamente il servizio con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato per l’esasperante sovraffollamento. A Marassi ad esempio, alla data del 31 marzo scorso, c’erano 792 detenuti stipati in celle realizzate per ospitarne 450 e oltre 100 Agenti di Polizia Penitenziaria in meno rispetto agli organici previsti”.
E’ il commento di Roberto Martinelli, segretario generale aggiunto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe: “Questa ennesima morte di un detenuto testimonia ancora una volta la drammaticità della vita nelle carceri italiane. Lo scorso anno, a livello nazionale, sono morte in carcere per cause naturali 97 persone (82 italiani e 15 stranieri) e 56 si sono suicidate (36 italiani e 20 stranieri). Ben 1.308 sono i tentati suicidi sventati per fortuna in tempo dalle donne e dagli uomini della Polizia penitenziaria, che hanno anche impedito che 7.317 atti di autolesionismo (e cioè ingestione di corpi estranei come chiodi, pile, lamette, pile; tagli diffusi sul corpo e provocati da lamette) potessero determinare più gravi conseguenze ai ristretti che li hanno posti in essere. Nello specifico, in Liguria, nel 2012 i detenuti si sono resi protagonisti complessivamente di 92 atti di autolesionismo e 29 tentativi di suicidio. Hanno tentato il suicidio 9 persone a Marassi, 7 a Sanremo, 6 a La Spezia, 5 a Pontedecimo ed 1 a Chiavari e Imperia. Le morti per cause naturali in carcere sono state 5 (3 a Marassi, 1 a Sanremo ed Imperia). Non si sono registrati, per fortuna, casi di suicidio”.
Martinelli sottolinea infine che “dai dati in nostro possesso emerge che circa l’80% dei detenuti oggi in carcere in Italia ha problemi di salute, più o meno gravi. Il 38% versa in condizioni mediocri, il 37% in condizioni scadenti, il 4% ha problemi di salute gravi e solo il 20% è sano. Questo va ulteriormente ad aggravare le già pesanti condizioni lavorative delle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, oggi sotto organico di ben 6mila unità. Rinnoviamo allora l’auspicio che la classe politica ed istituzionale del Paese non faccia cadere nel dimenticatoio le importanti e pesanti parole dette in più occasioni dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sulle nostre carceri “terribilmente sovraffollate” e ci si dia da fare – concretamente e urgentemente – per una nuova politica della pena, necessaria e non più differibile, che ‘ripensi’ organicamente il carcere e l’Istituzione penitenziaria, che preveda circuiti penitenziari differenziati a seconda del tipo di reato commesso ed un maggiore ricorso alle misure alternative per quei reati di minor allarme sociale con contestuale impiego in lavori di pubblica utilità per il recupero ambientale del territorio. Oltre all’espulsione degli stranieri condannati per fare scontare loro la pena nelle prigioni del Paese di provenienza”.

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