Pittore monzese muore a Giava dopo quattro mesi di carcere

sanita-generica-stetosMonza – E’ morto all’ospedale lunedì pomeriggio dopo quattro mesi di carcere. La vittima è un monzese e l’ospedale è nell’isola di Giava. Lui è Andrea Sorteni, artista apprezzato, 49 anni, figlio del noto avvocato Paolo. Ne dà notizia oggi il quotidiano Il Corriere della Sera.

Ex studente del liceo Zucchi a vent’anni Sorteni si trasferisce a Parigi dove frequenta l’Ecole nationale supérieure ses Beaux-Arts. Torna in Italia, abita con i genitori nel centro di Monza, in un appartamento a poca distanza dalla Villa Reale, poi nel ’97 si trasferisce a Milano, o meglio, a Brera. Andrea «Arde» Sorteni a fine del anni Novanta inizia un viaggio intorno al mondo e si stabilisce a Bali.

Nel 2002 viene coinvolto nelle indagini su un attentato di Al Queda che aveva provocato 202 morti. In quel periodo Sorteni gestisce una discoteca, arrestato per un visto scaduto dice di conoscere un uomo che nelle prime fasi dell’indagine viene ritenuto tra gli autori della strage. Il padre Paolo e il fratello Luca, ingegnere, gridano allo scandalo: «Mio figlio coinvolto con il terrorismo internazionale? E’ assurdo» dice l’avvocato. «Tutta la vicenda è solo un grande equivoco».

Trascorsa qualche settimana viene rimandato in Italia come clandestino poi torna a Bali dove con Maya, un’indonesiana bellissima, la sua futura sposa, inizia una nuova vita. Per lei apre una gelateria mentre lui continua a dipingere.

Tutto va a gonfie vele finché un episodio assurdo fa precipitare tutto: il 14 ottobre del 2012 Sorteni e la moglie, che fa la modella, si devono imbarcare su un aereo. C’è un disguido sul biglietto di Maya che non può partire. Lui si arrabbia, briga per sistemare tutto. Inutilmente. Poi, secondo la versione della polizia, Sorteni avrebbe fatto una telefonata alla compagnia aerea del volo annunciando la (falsa) presenza di una bomba sul velivolo. Trascorrono tre giorni e il monzese viene arrestato. Uscito dal carcere è ammalato e disidratato. Lunedì muore.

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